Troppi numeri nel piatto

Gli additivi alimentari sono sostanze aggiunte agli alimenti per svolgere determinate funzioni tecnologiche, come colorare, dolcificare o conservare.

Nell’Unione Europea tutti gli additivi alimentari sono identificati da un numero preceduto dalla lettera E. Gli additivi alimentari devono sempre essere indicati tra gli ingredienti dei prodotti dove sono presenti. Le etichette devono riportare sia la funzione dell’additivo nell’alimento finito, sia la sostanza specifica usata, utilizzando il codice di riferimento o la sua denominazione.

L’EFSA (European Food Safety Authority) è il punto di riferimento scientifico dell’Unione Europea per la valutazione della sicurezza degli additivi alimentari prima della loro autorizzazione.

 Un additivo alimentare può essere autorizzato soltanto se il suo uso soddisfa i seguenti requisiti:

 ·         sulla base dei dati scientifici disponibili, il tipo d’impiego proposto non pone problemi di sicurezza per la salute dei consumatori;

 ·         il suo impiego può essere ragionevolmente considerato una necessità tecnica cha non può essere soddisfatta con altri mezzi;

 ·         il suo impiego non induce in errore e comporta vantaggi per il consumatore.

Gli additivi alimentari sono classificati, ai sensi del Regolamento (CE) n. 1333/2008,in base alla funzione tecnologica principale svolta nell’alimento nelle seguenti 27 categorie funzionali:

  1. Edulcoranti: sostanze utilizzate per conferire un sapore dolce agli alimenti o come dolcificanti da tavola.
  2. Coloranti: sostanze che conferiscono un colore a un alimento o ne restituiscono la colorazione originaria, e includono componenti naturali degli alimenti e altri elementi di origine naturale, normalmente non consumati come alimento né usati come ingrediente tipico degli alimenti.
  3. Conservanti: sostanze che prolungano la durata di conservazione degli alimenti proteggendoli dal deterioramento provocato da microrganismi e/o dalla proliferazione di microrganismi patogeni.
  4. Antiossidanti: sostanze che prolungano la durata di conservazione degli alimenti proteggendoli dal deterioramento provocato dall’ossidazione, come l’irrancidimento dei grassi e le variazioni di colore.
  5. Supporti: sostanze utilizzate per sciogliere, diluire, disperdere o modificare fisicamente un additivo alimentare, un aroma, un enzima alimentare, un nutriente e/o altre sostanze aggiunte agli alimenti, a scopo nutrizionale o fisiologico senza alterarne la funzione, allo scopo di facilitarne la manipolazione, l’applicazione o l’impiego.
  6. Acidificanti: sostanze che aumentano l’acidità di un prodotto alimentare e/o conferiscono ad esso un sapore aspro.
  7. Regolatori dell’acidità: sostanze che modificano o controllano l’acidità o l’alcalinità di un prodotto alimentare.
  8. Antiagglomeranti: sostanze che riducono la tendenza di particelle individuali di un prodotto alimentare ad aderire l’una all’altra.
  9. Agenti antischiumogeni: sostanze che impediscono o riducono la formazione di schiuma.
  10. Agenti di carica: sostanze che contribuiscono ad aumentare il volume di un prodotto alimentare, senza contribuire in modo significativo al suo valore energetico.
  11. Emulsionanti: sostanze che rendono possibile la formazione o il mantenimento di una miscela omogenea di due o più fasi immiscibili, come olio e acqua, in un prodotto alimentare.
  12. Sali di fusione: sostanze che disperdono le proteine contenute nel formaggio, realizzando in tal modo una distribuzione omogenea dei grassi e altri componenti.
  13. Agenti di resistenza: sostanze che rendono o mantengono saldi o croccanti i tessuti dei frutti o degli ortaggi, o che interagiscono con agenti gelificanti per produrre o consolidare un gel.
  14. Esaltatori di sapidità: sostanze che esaltano il sapore e/o la fragranza esistente di un prodotto alimentare.
  15. Agenti schiumogeni: sostanze che rendono possibile l’ottenimento di una dispersione omogenea di una fase gassosa in un prodotto alimentare liquido o solido.
  16. Agenti gelificanti: sostanze che danno consistenza ad un prodotto alimentare, tramite la formazione di un gel.
  17. Agenti di rivestimento (inclusi gli agenti lubrificanti): sostanze che, quando vengono applicate alla superficie esterna di un prodotto alimentare, gli conferiscono un aspetto brillante o forniscono un rivestimento protettivo.
  18. Agenti umidificanti: sostanze che impediscono l’essiccazione degli alimenti contrastando l’effetto di un’umidità atmosferica scarsa, o che promuovono la dissoluzione di una polvere in un ambiente acquoso.
  19. Amidi modificati: sostanze ottenute mediante uno o più trattamenti chimici di amidi alimentari, che possono aver subito un trattamento fisico o enzimatico ed essere acidi o alcalini, diluiti o bianchiti.
  20. Gas d’imballaggio: gas differenti dall’aria introdotti in un contenitore prima, durante o dopo aver introdotto in tale contenitore un prodotto alimentare.
  21. Propellenti: gas differenti dall’aria che espellono un prodotto alimentare da un contenitore.
  22. Agenti lievitanti: sostanze, o combinazioni di sostanze, che liberano gas e in questo modo aumentano il volume di un impasto o di una pastella.
  23. Agenti sequestranti: sostanze che formano complessi chimici con ioni metallici.
  24. Stabilizzanti: sostanze che rendono possibile il mantenimento dello stato fisico-chimico di un prodotto alimentare (come mantenere l’omogeneità di sostanze immiscibili, intensificare la colorazione esistente, aumentare la capacità di formare legami).
  25. Addensanti: sostanze che aumentano la viscosità di un prodotto alimentare.
  26. Agenti di trattamento delle farine: sostanze che vengono aggiunte alla farina o ad un impasto per migliorarne le qualità di cottura.
  27. Intensificatori del contrasto: sostanze che, se applicate sulla superficie esterna degli ortofrutticoli in seguito alla depigmentazione di parti predefinite, aiutano a distinguere tali parti dal resto della superficie.

In alcuni prodotti alimentari, come pasta, olio di oliva e miele, l’impiego degli additivi non è consentito, perché non giustificato dal punto di vista tecnologico.

Per prodotti alimentari non trasformati, come il latte, gli ortofrutticoli freschi, la carne fresca e l’acqua sono autorizzati solo alcuni additivi.

Più un alimento è trasformato più aumenta il numero di additivi autorizzati e utilizzati.

Snack, salse e dessert sono alcuni dei prodotti che necessitano di maggior lavorazione, per cui è consentito l’impiego di più additivi alimentari.

I Codici con le rispettive caratteristiche:

·  E100-E199 (coloranti);

·  E200-E299 (conservanti);

·  E300-E399 (antiossidanti, regolatori di acidità);

·  E400-E499 (addensanti, stabilizzanti, emulsionanti, gelificanti);

·  E500-E599 (regolatori di acidità, antiagglomeranti, gelificanti, stagionanti, rassodanti, emulsionanti, sequestranti);

·  E600-E699 (esaltatori di sapidità);

·  E900-E999 (antischiumogeni, antiagglomeranti, lucidanti, sbiancanti, propellenti, dolcificanti, gas d’imballaggio, schiumogeni);

·  E1000-E1999 (amidi modificati, emulsionanti, esaltatori di sapidità, conservanti, stabilizzanti, antiossidanti, addensanti, umidificanti).

Si è calcolato che ogni anno in media introduciamo nel nostro corpo 5 kg di non-cibo, il cosiddetto junk food, ovvero prodotti confezionati, inscatolati, imbottigliati e trasformati di qualità scadente e ricchi di additivi. Sostanze che, accumulandosi nell’organismo, creano i presupposti ideali per l’insorgenza di allergie, intolleranze e, nel peggiore dei casi, di malattie metaboliche, cancro e degenerazione cellulare.

coloranti alimentari sono stati ritenuti in grado di provocare iperattività nei bambini e correlati all’insorgere della Sindrome da deficit di attenzione (ADHD).

Il BPA o Bisfenolo-A è un ormone sintetico sotto esame per i suoi possibili effetti negativi nello sviluppo pre e post natale del nascituro, la cui presenza è stata rilevata in materie plastiche utilizzate per la produzione di contenitori per alimenti e biberon.

Gli ftalati, un ormone sintetico la cui presenza è stata riscontrata negli alimenti in lattina e in alcuni prodotti destinati alla cura della persona, sono stati associati all’insorgere di disturbi neurodegenerativi, al diabete e a disfunzioni dell’apparato riproduttivo.

L’olio di palma contiene grassi saturi ritenuti responsabili dell’innalzamento del colesterolo.

grassi idrogenati sono ritenuti responsabili dell’aumento del colesterolo, di rendere i vasi sanguigni meno flessibili e d’influire negativamente sulla pressione del sangue.

Il piombo è responsabile dell’insorgenza di anemia, problemi comportamentali, perdita dell’udito e danneggiamento del sistema nervoso centrale. La sua concentrazione, superiore ai livelli consentiti, è stata riscontrata da test effettuati negli USA in numerose marche di succhi di frutta.

Il glutammato monosodico, presente nel dado da cucina confezionato, in piatti pronti e snack salati, è responsabile di mal di testa, squilibri ormonali, obesità, danni cerebrali ed aumento di peso.

Mantenere la salute è un nostro dovere e l’alimentazione è il punto di partenza: eliminando le bevande zuccherate e gassate, prediligendo cibi freschi e di stagione, cucinando i pasti invece di acquistarli già pronti, introducendo nella dieta cereali integrali, frutta e verdura, riducendo drasticamente i dolciumi, soprattutto confezionati.

Un comportamento quotidiano consapevole nelle scelte alimentari è importantissimo per ognuno di noi e un’attenzione speciale la meritano i bambini, il cui metabolismo è in fase di costituzione e risente negativamente di tutto ciò che non è naturale.

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